QUADRI VAN GOGH: le opere più famose del grande artista
Il pittore
Chi non conosce i quadri di Vincent van Gogh? Si tratta uno dei pittori più geniali e famosi di tutti i tempi. Amico di numerosi maestri dell’impressionismo e ammiratore dell’arte giapponese, iniziò a dipingere a trent’anni e la maggior parte della sua produzione a olio e acquerello si concentra durante l’ultimo periodo della sua vita: fu autore di circa 900 dipinti e di più di mille disegni.
Eppure non fu stimato in vita, non riusciva a vendere i suoi capolavori, visse in forti difficoltà economiche e conobbe giusta e meritata fama solo al termine della sua tormentata esistenza, minata dalla malattia, dalla solitudine e dalla psicosi e conclusasi prematuramente, com’è noto, con il suicidio, il 29 luglio 1890, a soli 37 anni. Da qui la sua fama di pittore ‘maledetto’, che tanta parte ha avuto non solo nella pittura, ma anche nelle interpretazioni della letteratura e nel cinema.
Scriveva al fratello Theo, l’unico che sembrasse capirlo veramente: «Con quanta minor fatica si sarebbe potuto vivere la vita, invece di fare dell’arte!». A scapito della vita e della salute, la pittura era la sua vocazione, il suo destino, e a lui non restò che dover ricercare e seguire, dalla natia Olanda fino alla Francia sua patria adottiva, le controverse e misteriose strade dell’arte.
Tante sue opere celebri e ammirate, e importantissime per gli sviluppi storico-artistici dell’arte europea dei decenni successivi: difficile doverne scegliere, per brevità, solo le più significative. Ma in omaggio al pittore cercheremo almeno di ripercorrere, in una rapida carrellata, alcuni dei suoi soggetti preferiti e alcuni tra i dipinti più noti agli occhi e nel cuore del grande pubblico.
Autoritratti Van Gogh
Innanzitutto, di van Gogh è celebre il suo autoritratto. Anzi, i suoi autoritratti, visto che ne esistono più di trenta, dipinti per lo più allo specchio, in diversi momenti della sua vita. Ricordiamo così l’“icona” di Vincent con lo sguardo allucinato e capelli e barba fulvi su fondo azzurro nella versione conservata al Museo d’Orsay di Parigi, ma anche nella caratteristica posa con cappello del museo van Gogh ad Amsterdam. L’Autoritratto con l’orecchio bendato (1889) è invece legato a un drammatico fatto personale: il pittore si ritrasse dopo due settimane di degenza in ospedale, essendosi tagliato il lobo sinistro con un rasoio in preda a una crisi di nervi, in conseguenza anche di un furioso litigio e di contrasti con il collega Paul Gauguin.
Quadri Van Gogh con Girasoli
Una delle cause di discordia sembra essere stato proprio il ritratto con cui Gauguin, nel periodo del loro sodalizio artistico ad Arles, in Provenza, aveva immortalato van Gogh, al cavalletto intento a lavorare ai suoi cari “girasoli” – ritratto che però il pittore olandese non gradì. Ad ogni modo, I girasoli, serie di dipinti a olio su tela realizzati tra il 1888 e il 1889, così gialli, splendenti e corposi, furono uno dei soggetti più amati da van Gogh e ancora oggi tra le sue opere più note e più riprodotte in stampe, quadri, oggetti d’arredamento. Ne emerge l’osservazione attenta del fiore, ma anche trionfa l’energia assoluta di un colore che si fa veicolo di emozione, indipendentemente dalla fedeltà al dato reale.
Van Gogh Ad Arles
Oltre ai girasoli, ad Arles van Gogh nel 1888-1889 dipinse molti altri capolavori. Appunto della fase inziale di questo periodo, ancora piena di ideali e di aspettative, è il dipinto La casa gialla (1888). La tela prende il titolo dal colore predominante assunto dal fabbricato che il pittore aveva affittato in place Lamartine e dove sognava di riunire una comunità di artisti che vivesse in armonia e solidarietà e lavorasse per un mondo migliore, iniziando con l’invitare proprio l’amico Gauguin.
Altro noto dipinto dominato dal colore giallo è la Camera di van Gogh ad Arles: olio su tela che documenta la stanza dove il pittore dormiva nel periodo arlesiano. L’uso di colori piatti, la semplicità degli arredi, i quadri appesi alle pareti che sembrano traballare, le sedie vuote: tutti dettagli contribuiscono a comunicare il senso di precarietà, di una vita scelta ma sofferta.
Lavoro
Ma c’è un altro celebre quadro di van Gogh che rappresenta magistralmente un interno spoglio ed essenziale, anche se realizzato in tonalità più scure: I mangiatori di patate, del 1885, considerato il capolavoro del suo periodo olandese, prima cioè che il pittore decidesse di trasferirsi in Francia per seguire la propria ricerca artistica. Nella tela, che si può ammirare nel Museo Van Gogh ad Amsterdam, è ben evidente una vena di forte realismo – soprattutto nei volti e nei gesti dei personaggi ritratti – segno della sua vicinanza alla vita del popolo, qui ritratto a mangiare il frutto del proprio lavoro.
Tratto costante della pittura di van Gogh è, infatti, l’attenzione da lui rivolta al mondo contadino. Un’altra delle tante sue opere dedicate al lavoro manuale – e in particolare al lavoro nei campi, anche sulla scia di pittori come Jean-François Millet – è il Il seminatore al tramonto, dipinto in Provenza nel 1888: nella scena dominata dalla luce del giallo e dell’azzurro separati dalla linea del sole all’orizzonte, si staglia il personaggio del contadino, che prosegue per la sua strada, solo ma in un senso di intima comunione con la natura, forse un richiamo alla parabola evangelica del seminatore.
Notturni
I paesaggi notturni sono un altro dei temi preferiti da Van Gogh. «Spesso, ho l’impressione che la notte sia più ricca di colori se paragonata al giorno», scriveva alla sorella.
Ecco tre esempi tra i più famosi.
Terrazza del caffè la sera, dipinto ad Arles nel settembre 1888 e conservato al museo di Otterlo. Si tratta della celebre veduta by night di un vivace caffè parigino dalla Place du Forum, con l’incanto dei suoi colori in contrasto tra il cielo stellato e le luci artificiali della vita notturna. Un’ambientazione, questa, ispirata al pittore dalla letteratura francese e in particolar modo dal romanzo Bel-Ami di Guy de Maupassant.
La Notte stellata su fiume Rodano, dipinta rigorosamente en plein air ad Arles nel 1888, è una suggestiva composizione in blu e giallo, in cui, fissando i fantastici puntini luminosi e il loro riflesso nell’acqua, si ha la sensazione di perdere il confine tra realtà, sogno e visione, come in una mappa cosmica. La coppia di figure in primo piano mostra come gli esseri umani appaiano solo frammenti in confronto alla maestosità palpitante dell’universo.
La splendida Notte stellata con cipressi, dipinta a Saint-Rémy de Provence (1889) e conservata al MOMA di New York, è forse il notturno più celebre di Vincent van Gogh. Qui cui il cielo, tra le luci e le spirali delle stelle, sembra sprigionare un’energia cosmica senza precedenti. Oltre alle stelle, il pittore amava molto dipingere i cipressi, che definiva «Belli come obelischi egizi», tanto da collocarli più volte in vari paesaggi.
Natura
Un altro soggetto che ritorna di frequente nelle opere dell’artista sono i campi di grano, dei quali egli stesso afferma: «Ci sono campi di grano che si estendono all’infinito sotto un cielo cupo e non ho paventato il tentativo di rappresentare tristezza ed estrema solitudine…». L’ultimo di questi campi è l’enigmatico Campo di grano con corvi (Amsterdam, museo van Gogh). È considerato probabilmente anche l’ultimo dipinto del pittore, realizzato infatti nel luglio 1890. Vi prevale un forte senso di inquietudine, dovuto alle vorticose pennellate e al volo radente dei corvi neri sulla curva della strada: quasi un grido di dolore che si leva dalla natura, un presagio dell’avvicinarsi della tempesta, o della fine.
Van Gogh però ha saputo immortalare anche aspetti più gentili e delicati della natura. Ne è un esempio il Ramo di mandorlo in fiore (museo di Amsterdam), tutto nei toni del bianco-perla e all’azzurro, ispirato direttamente dalle stampe giapponesi che Vincent amava molto A sua volta, oggi, questa tela è frequentemente riprodotta in stampe, tessuti e oggetti d’arredamento, a testimonianza del successo dei soggetti floreali nell’arte di tutti i tempi. Vincent realizzò questo dipinto come regalo al fratello Theo e a sua moglie per la nascita del loro figlioletto, nel 1890. L’albero del mandorlo simboleggia la vita che ritorna e trionfa a primavera. E il bambino portava proprio il nome dello zio: Vincent Willem.
Complimenti…
Finalmente ho trovato una spiegazione semplice, chiara, dettagliata e molto professionale. Tra qualche giorno saro’ a Padova e sicuramente visiterò la mostra dedicata a questo Grande artista.
Non sono un’esperto , ma questi dettagli mi saranno sicuramente utili per capire le bellezze che mi troverò ad ammirare.
L’arte è di tutti e per tutti…
Grazie
Marcello D.
Bella descrizione,chiara,precisa, semplice….di chi conosce la materia!
Mi sono addentrarsi per la prima volta nella vita di questo grande pittore e ne esco un po’ più informata.
Complimenti